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mercoledì 20 gennaio 2010

Shopping compulsivo: tra fashion victims e shopping maniac

E' un atteggiamento normale e secondo gli specialisti fa anche bene. Ma quando il desiderio di fare shopping diventa incontrollabile e si comprano oggetti costosi ed inutili per la sola soddisfazione dell'acquisto, allora non siamo più di fronte ad una debolezza trascurabile, bensì ad una vera e propria patologia mentale. L’identikit è comune a molte donne ma anche uomini, è la categoria dei cosiddetti fashion victims, accumunati da una irrefrenabile passione: lo shopping.
Irrefrenabile al punto da diventare una sorta di malattia, che spinge a comprare abiti, accessori, cosmetici, ma anche scarpe, biancheria o sedute quotidiane dal coiffure, a dispetto di una reale necessità. Perché in ogni negozio o shopping center, in ogni magazzino o offerta web c'è sempre, la grande occasione, l'oggetto irresistibile di cui non può assolutamente fare a meno.
Comprare oggetti sempre più spesso e senza un motivo preciso, sono le caratteristiche principali di questa che ormai viene definita una vera e propria malattia ,definita come sindrome da shopping convulsivo. Questa dipendenza dagli acquisti, viene descritta per la prima volta da Kraepelin nel 1915 come "mania di comprare o "oniomania".
Secondo gli esperti i più predisposti sono le persone con scarsa autostima di sé, insoddisfatte e che soffrono di solitudine. In questo caso però la soddisfazione degli acquisti è solo momentanea destinata a passare in poco tempo. Sono inclusi anche i narcisisti e gli istrionici. I primi sempre alla ricerca di qualcosa di originale, delle griffe e continuamente a rinnovare il guardaroba; i secondi sempre alla ricerca di qualcosa di appariscente per soddisfare il loro bisogno di stare al centro dell’attenzione. Molte volte questa malattia colpisce anche chi ha subito esperienze negative nell’infanzia magari legate a ristrettezze economiche: così la persona adulta deve soddisfare alcuni desideri rimasti insoddisfatti da bambino, rischiando però di tornare nuovamente a una situazione di difficoltà economiche.
Chi è colpito da questa sindrome? Ad essere affette da questa patologia sono soprattutto le donne tra i 35 ed i 45 anni, ben integrate e con un buon livello socio-culturale, che spendono soprattutto in vestiti, gioielli ed estetica. Ma anche gli uomini non sono immuni, spendendo in oggetti costosi, macchine e oggetti hi-tech. Quanto ai ragazzi, negli ultimi tempi si nota una predisposizione allo shopping compulsivo soprattutto riguardo all'acquisto dei cellulari. Si parla di predisposizione in quanto i ragazzi non dispongono di soldi propri, ma il problema può sorgere quando raggiungono l'indipendenza economica. Il problema, però, è diventato nel corso del tempo sempre più evidente anche perché incrementato dal diffuso atteggiamento consumistico tipico della società moderna che alimenta falsi bisogni, e che vede nel possesso dell'oggetto, oltre che una fonte di felicità, uno strumento per costruire una identità sociale accettata e gradita. Da ciò deriva la difficoltà di distinguere tra acquisto normale e patologia dell'acquisto, tanto che la compulsività del comportamento rappresenta spesso il risultato dell'incontro tra una manifestazione del disagio individuale e uno stile di vita alimentato dalla società stessa. Oltre alle cause psicologiche si sono studiate anche le basi neuro biologiche della malattia. Secondo alcuni psichiatri, infatti, lo shopping compulsivo altro non sarebbe che una manifestazione del cattivo funzionamento dell'attività della serotonina (che controlla il tono dell'umore e i comportamenti impulsivi) che provoca l'esigenza di soddisfare un bisogno irrefrenabile. L'acquisto determina un'esperienza piacevole simile a quelle di chi fa uso di droghe, ma una volta terminato l'effetto si sta nuovamente male e per recuperare la felicità perduta si deve nuovamente comprare.
Attenzione quindi a non eccedere perchè il possesso di un bene non è il possesso della” felicità”;anzi spesso è un disagio individuale complice uno stile di vita imposto da discutibili modelli di riferimento socio-culturali e mediatici, alimentati ed esaltati da una società in cui si fa sempre maggiore spazio l’acquisto del superfluo. Ma oggi si parla anche di post-consumerismo, ovvero di una classe di consumatori che ha raggiunto al saturazione,ormai sazia di corse agli acquisti e appagata di tutti i beni possibili. La ricerca di un modello equilibrato di propensione al consumo è il miglior auspicio per un corretto sviluppo del commercio e della società.
Amiamo lo shopping, ma con serenità……

Il marketing sognato e quello possibile

Esiste un solo marketing, vero, è orami appurato e da operatore del settore posso confermare che nella miriade di definizioni spesso usate con troppa facilità e scarsa cognizione, tanto per farcire di tecnicismi una relazione o una presentazione, ci si rifugia per costruire castelli in aria, schemi complessi, azioni poco sostenibili, in ragione di uno schema che dovrebbe e deve essere molto più semplice, diretto e prosaico: faccio un'azione A che mi porta ad un risultato B in un rapporto di causa-effetto diretto e tangibile, utile e di successo.
Spesso nel mondo del marketing, dalla parte di chi mette in atto azioni concrete per avere risultati che spera altrettanto concreti, non mancano le idee, manca invece la capacità, in termini di risorse, spazi e operatività a mettere in atto le azioni che sarebbero necessarie MA...
Quel MA, che apre un mondo di problematiche che scaturiscono dalla situazione in cui operiamo nel nostro paese: sempre lento, sempre -esimo, sempre a rincorrere stili e tendenze altrui, significa che tante volte ci troviamo di fronte al "vorrei ma non posso", che a sua volta significa solo una tangibile mancanza di risorse e talvolta una situazione logistica e di prossimità poco felice e ricettiva.
Molte altre volte il marketing, convenzionale o meno, istintivo o ragionato che sia, semplicemente trova ostacoli insormontabili nella mancanza di originalità, schiavo delle date comandate dal calendario (pasqua, natale, halloween, san valentino) o dalla scarsa elasticità ricettiva di un bacino di pubblico che magari si sopravvaluta e che invece è più disponibile ad azioni tangibili quanto scontate e ben più prosaiche dei voli pindarici che del marketing spesso sono l'essenza.

Ritengo che il marketing che funziona sia quello che stupisce, quello che sovverte un dato di fatto o una accezione precotta, quello che ti distrae dalla routine, quello che arriva primo e unico e subito dopo cambia binario e direzione per farsi inseguire. Tutto il resto, è noia.

martedì 19 gennaio 2010

esiste un solo marketing!

Inizio la pubblicazione di questo blog con un augurio a tutti gli appassionati di marketing e ...non solo! Tante tipologie e forme di marketing sono state definite e dibattute negli ultimi anni,tra i percursori del marketing tradizionale,i fautori del marketing non convenzionale,i followers dell'e-tail marketing, i messaggeri del viral marketing ,i guerrieri del guerrilla marketing e così via.
Ho contato oltre 85 definizioni di marketing ad uso degli addetti ai lavori!!
La mia personale convinzione è che esiste un solo marketing, quello che funziona, quello che parla alla gente,quello che conferisce valore ad una organizzazione,quello che incrementa le vendite.Spesso sento parlare di marketing "convenzionale" e "non convenzionale" e rabbrividisco.
Se fosse convenzionale il marketing, perderebbe il suo significato originario di funzione e congiunzione creativo-scientifica tra azienda e mercato ,tra prodotti e persone.
Il marketing è scienza ma anche arte eclettica ed innovativa.
Se i mercati e la società sono conversazioni, il marketing ne è il linguaggio, un linguaggio unico e universale usato per queste conversazioni !